Né entusiasmante né avvilente questo 2018.
Va già bene così. Perché si chiude un anno con la prospettiva di averne uno nuovo molto più interessante e ricco.
Dopo un biennio nero ('16-'17), cominciato con l'iPhone 7 che abbandona il jack, proseguito poi coi MacBook Pro con tastiera da crollo nervoso, la cretinissima Touch Bar e tante altre magagne (è caro, è poco potente?) e finito con l'ammissione di fallimento del Mac Pro barilotto, il 2018 senza cappellate è già stato un miracolo.
Personalmente, quel bienno nefasto è stato come sbandare e andare a sbattere. Al punto che, per ripicca, ho persino comprato un Surface e uno Xiaomi. Con lo Xiaomi ho proprio abbandonato iPhone. Il Mac non potrei mai, continuo ad amarlo come il primo giorno (iBook G4 con Jaguar). Il Surface è stato solo una curiosità, più per dovere di stare al passo con Windows che per reale convinzione che Windows potesse sostituire Mac OS, nonostante le frustrazioni hardware dei Mac. Nel bienno in cui Apple ha un po' arrancato (ma perché impegnata in una corsa che solo ora si sta capendo) Microsoft è andata molto bene, con buone release di Windows e hardware molto d'impatto come il Surface Studio. Ora invece i ruoli sembrano invertiti, con Microsoft che sforna un Surface Studio 2 che continua a stupire ma a non convincere, e Windows un po' al palo.
Quei 2016-17 sono stati anni, per quanto pochissimo piacevoli, abbastanza utili a maturare qualche conclusione che nel 2018 è stato possibile tirare con cognizione di causa.
Di seguito ciò su cui ho più ragionato o su cui ho più concretamente messo mano nel 2018.
iPhone
iPhone X nel 2017 ha cambiato il corso delle cose. iPhone 7 aveva lasciato il prodotto iPhone come un frutto avvizzito, a cui avevano tolto (il maledetto jack) senza aver aggiunto. Un prodotto chiaramente a fine corsa, per quanto ancora oggi in vendita. Un prodotto vecchio, di un'altra epoca. L'ultima realizzazione dell'iPhone jobsiano. X ha segnato il punto di svolta. Con X si finisce pure di parlare di Jobs. Quello che s'era perso (il maledetto jack, e due) neanche si avvertiva più come perdita, ma come necessaria evoluzione (proficua o meno è un discorso un po' a parte, ma senz'altro è stata una scelta di compromesso). Quello che è arrivato di nuovo è stato enormemente più rilevante. Ed è riassumibile tutto in Face ID e tutta la tecnologia su cui Apple sta sviluppando la sua idea di AR e sue applicazioni (che comunque per ora ancora non si sono capite). Se si può parlare di finezza riferendosi alla tecnologia, questo è davvero il caso. Android c'è arrivato nell'anno successivo, ma nessun tipo di riconoscimento facciale funziona con la precisione e l'affidabilità di Face ID. Copiato per adeguamento, mai veramente replicato con la stessa raffinatezza di Apple. Android non è terreno per finezze, del resto. Credo che ad oggi nessun dispositivo Android esca sul mercato senza che il riconoscimento facciale sia fornito solo come opzione di sblocco da affiancare al classico sensore per l'impronta. Ridondanze tipiche.
Il 2018 ha visto iPhone Xs andare ad aggiornare iPhone X consolidando questo nuovo iPhone dell'era X. Consolidate le basi, Apple è andata a costruire un prodottino secondario (nel solo senso che non è di punta) che chiudesse definitivamente con l'iPhone jobsiano: l'iPhone Xr. Un Xs con qualche limitazione e qualche ritocchino plastico per renderlo sexy agli occhi di chi apprezza il pollicino in più e non si raffredda se il bordo è più a canotto rispetto al più gioiellino iPhone Xs. Per molti Xr resterà l'opzione primaria in fatto di iPhone. Se sia lui e non Xs a trainare le vendite, vedremo. Per ora quello che emerge come dato certo è che i telefoni in generale, e anche iPhone, si vendono meno perché durano di più. Soprattutto nel senso che non si svalutano all'occhio di chi oggi possiede un telefono recente, chi ha un X è ancora perfettamente contento e lo percepisce ancora come nuovo. Per noi buono, per Apple meno. E infatti alza i prezzi: oggi l'iPhone entry level sta a listino quasi 1000€. Paura. Entry. Level.
Da notare che il notch, anche in questo articolo, non è più un argomento. Ha smesso di esserlo con Xs. Se se ne vuole parlare oggi l'unico discorso interessante è quanto sia ridicolo quello, enorme, dell'ultimo Pixel di Google. Gli esperimenti dei cinesi (Vivo, Oppo, Xiaomi...), per quanto strampalati, sono ad oggi l'unica alternativa al notch inaugurato da Apple che ha smesso di disturbare persino Gruber (si parva licet, persino me).
Tuttavia, che il notch sia definitivo, per Apple, sembra tutt'altro che scontato. Ma le alternative non saprei nemmeno immaginarle.
Insomma, il 2018 è stato l'anno dell'accettazione del notch. Personalmente ho ancora qualche argomento per non comprare un iPhone, ma il notch ha smesso di esserlo. Perché è inevitabile anche se compri Android.
Quali argomenti restano? Il prezzo è sempre un ottimo argomento, ma dopo la sbornia di un telefono carino e divertente (e problematico) come il mio Xiaomi a prezzo da cena romantica oggi l'esborso intorno ai mille mi suona diverso. È un prezzo destinato a non diluirsi nel giro del classico biennio che ti dura un Android. Credo a occhio che un iPhone mi durerebbe il doppio di un Android (specifico che per me Android significa cinese, non comprerei mai un Android dal prezzo di un iPhone tipo Samsung).
Quello che continua fortemente a indispormi degli iPhone è iOS. Mi accontenterei di poter gestire la home come si fa in MiUI (Android stock numme piace). Ma niente, mentre tutto evolve la homescreen di iOS resta quella del primo iPhone. Ridicolo. E continuo pure a non amare il trattamento Ive che ha ucciso la giocosità dello skeuomorfismo rendendo iOS un ambiente glaciale, asettico, dominato dai bianchi e dai blu. Monotono. Alcune zone topiche dell'OS (quelle più spesso abitate nell'uso quotidiano) sono dark (Control Centre) e già basta ad armonizzare, ma iOS resta bianco ospedaliero e questo è insopportabile. Come ancora sono insopportabili certe icone raffazzonate. Sono dettagli, ma nessuno apprezza la cioccolata grattata sugli spaghetti al ragù, che pure è un dettaglio.
Ultima menzione all'audio Bluetooth. Nel 2018 ho profuso moltissimo impegno a testare questa che con iPhone non è un opzione ma un obbligo, e niente: non mi piace, mi frustra, sia come mancato godimento acustico sia come gestione di cuffie e auricolari. Ma è un argomento che va trattato a parte.
iPad
Nel 2018 mi è venuta voglia di iPad, ma non l'ho soddisfatta. Nonostante sia qui, più che su iPhone, che iOS mostri i suoi limiti, iPad resta uno strumento a cui nessuno, proprio nessuno, oggi, riesce a fornire un'alternativa. Inanzitutto perché i processori di Apple lo rendono uno strumento potente e fluido. Il Pixel Slate di Google che doveva sfidarlo se n'è uscito con colossali figure di m.. proprio a livello prestazioni (il principe di YouTube MKBHD lo dimostra chiarissimamente in questo suo video). E se mancano queste, non ha nessun senso parlare del software, delle potenzilità, della fruibilità che offre o offrirebbe in confronto ad iOS. Ed è un peccato perché è il versante sui cui Google sembrava offrire una sua visione dello strumento tablet veramente interessante. Il tablet Android (e il Pixel Slate sostanzialmente non lo è) è morto da anni.
iPad insomma continua a misurarsi ancora con Windows, un OS dal corpaccione PC che però funziona piuttosto bene (non benissimo) pure su tablet o come tablet (i Surface sono strumenti strani ma per me ancora affascinanti). Seems fair? Beh, merito al claudicante iOS se riesce a sfidare un OS a piena capacità come Windows. Rimanendo meno duttile ma infinitamente più fruibile. Io Windows l'ho usato intensivamente proprio in modalità touch, e per quanto ancora mi stupisce poter usare Photoshop così, ogni volta che devo prendere la mira per centrare un bottoncino, un'iconcina non concepita per le dita io Photoshop semplicemente lo chiudo e mi metto a leggere la posta o a guardare YouTube. Su uno strumento che dovrebbe puntare alla produttività. Non può funzionare così. E Microsoft non sembra trovare la quadratura a questo cerchio.
iOS resta un'opzione migliore, e Photoshop arriverà in versione full su iPad Pro. Adobe lo adatterà a un uso con le dita, vedremo come farà senza un file manager (potrebbe potenziare Bridge). Perché Apple non metta lo stesso impegno ad adattare sartorialmente iOS ad iPad non si capisce ed è fonte di enorme frustrazione... Ma qui il discorso andrebbe a complicarsi. Perché per quanto Apple non l'abbia messa esattamente in questi termini, iOS e Mac OS stanno sostanzialmente confluendo. Il progetto ad oggi si chiama Marzipan e introduce, in pratica, iOS in Mac OS. L'App Store su Mac ne è un primo esempio, e se ci fate caso c'è qualcosa di profondamente grossolano nell'interfaccia dell'app: le scritte laterali sono a misura touch! Serve quest'integrazione al Mac? Non tanto, per quanto possa apportarvi benefici se maneggiata cum grano salis (appiattire Mac OS su iOS sarebbe orrendo). È invece l'iPad il terreno dove dovrebbero, potrebbero cogliersene frutti succosi, magari con un OS che di base parta dal Mac OS e non da iOS. Un lavoro complesso e lungo, se Mac OS negli ultimi anni è sembrato fermo al palo questa sembra esserne una giustificazione accettabile. Ormai, come utenti Mac, abbiamo sviluppato una pazienza Zen.
What's a computer? Un iPad!
Quello spot, per inciso, era veramente insopportabile.
Insomma, se sul Mac c'è da discutere perché le ragioni di Windows possono essere per tanti utenti ancora valide, se sull'iPhone le alternative, per quanto non agli stessi livelli di raffinatezza, continuano ad esserci, sull'iPad la situazione è di una chiarezza limpidissima: è dove Apple ha raggiunto i livelli più avanzati e ha seppellito la concorrenza. Non emerge con forza perché l'iPad non è ancora, non è mai stato e forse mai lo sarà, un prodotto mainstream. Anche perché continua a non capirsi bene la destinazione d'uso e l'utenza a cui si rivolge. Tutti e nessuno. Ma se il tablet è morto l'iPad non solo è vivo, cresce pure.
Mac e Mac OS
Per me è sempre l'argomento più intrippante.
Il Mac non è più il core business di Apple, a certificarlo c'è da tempo anche il cambio di denominazione da Apple Computer Inc a Apple Inc. Ma il Mac resta il fondamento di tutta Apple. Come in tutti i grandi edifici, l'impatto visivo in altezza non fa pensare certo alle fondamenta, ma sono quello che reggono il tutto. Per iPhone e iPad si sviluppa da Mac. iOS è modellato da Mac. È semplicemente un settore dove la corsa all'innovazione è meno spasmodica e meno trattabile da soap opera youtubiana.
Gli ultimi anni, soprattutto a partire dai MacBook Pro 2016, sono stati di grande confusione. Si è suonata la campana a morte del Mac. Utenti pesanti annunciavano su Twitter l'abbandono della piattaforma e il passaggio a Windows (mai prendere decisioni nel turbinio delle emozioni!). I Mac rimasti indietro, il Mac Pro fallito (ma annunciata una riprogettazione che sarà pronta proprio nel 2019), il disallineamento fortemente problematico tra i cicli dei portatili e il rilascio dei processori Intel (che fa sì che un Mac esca quando Intel ha a disposizione un processore a fine ciclo). Hard times. E quanto si rosica sapendo che l'A12 di Apple è invece avanti eoni? Molto si rosica. E chissà se nel 2019 non si vada esplicitando che il futuro del Mac è ARM. Che vuoi che sia una tale rivoluzione, ci siamo abituati, noi vecchi abbiamo visto il passaggio da PowerPC a Intel che sembrava ancora più previsione da oroscopo del menga. E invece.
E poi tutto il discorso sul line-up delle macchine in vendita che lascia scoperte le fasce basse, stesso discorso di aumento di prezzi come per gli iPhone.
Calma.
Inspirare, espirare.
Il Mac non è mai stato avanti in termini di dotazioni hardware o di pura performance. Il ritardo negli ultimi tempi s'è andato pure allargando, di qui il panico. Resta il fatto che chi ha comprato, nel 2016, il famoso Dell XPS che doveva fare il dispetto al nuovo MacBook Pro oggi chissà se è ancora contento. Posso parlare per me: il mio MacBook Pro mi piace. Ogni tanto tribolo per un tasto ammosciato, incastrato, per un errore di battitura su questa tastiera che resta non del tutto piacevole. Basta questo a parlare di MacBook Pro sbagliato? No. Si può essere picky, soprattutto quando si sborsano certe cifre, e lamentarsi, indugiare nella lagna, abbandonarsi al mugugno. Del resto, non è parte del divertimento? Ma rimaniamo oggettivi: questa macchina non perfetta resta bellissima esteticamente, ti tormenta coi dongle, ma i dongle non servono sempre, ti scoccia con la tastiera. Ma infili in borsa uno strumento capace di farti fare TUTTO. Con un monitor bellissimo. Un corpo asciutto, non muscoloso, toccando il quale senti quasi la tensione nervosa dell'alluminio compresso nello sforzo di restare così compatto, come un fisico d'alteta. Emozione pura. Ne accarezzi i contorni, che non sono più morbidissimi come su altri portatili della mela peccaminosa, e non senti un salto, un dislivello. Meraviglia delle meraviglie. Io certe volte mi sorprendo a cantare al mio Mac e se ti chiamo amore tu non rideeeeereeee, se ti chiamo amooooreeee....
Vendimi questo, Dell! De ih oh.
Le prestazioni? Sempre fluide! Mai di una possenza esagerata, un filtro in Photoshop o un rendering in Premiere un PC lo farà sempre più svelto. Ma io mi chiedo sempre... ma chi fa questi benchmark, come lo usa un computer? Che tipo di workflow ha? In certi ambiti i workflow sono molto complicati, io su Windows per la mancanza di un color picker decente non sono mai stata capace di svolgere un lavoro. Se uno fa un lavoro che richiede, permette, consente di andare da A a B per un percorso lineare, allora Windows può funzionare. Su Mac è tutto diverso, ammesso che da A sai che vuoi arrivare a B il Mac ti offre più di una via. Ti consente di cambiare corsia. Ti permette di esplorare alternative. Imparare metodi nuovi, scoprire soluzioni inpensate. Forse fa perdere più tempo. È il tempo che non ti accorgi di perdere. Il naufragar m'è dolce in questo Mac. Ma l'approdo è sempre sicuro. Su Windows non vedo mai la spiaggia.
Questo perché? Per come funziona Mac OS, certo. L'interazione tra finestre (fosse così pure iOS con le app!), la naturalità con cui svogli ogni operazione (beh, "ogni"... Molte, moltissime). L'inuitività, la dragghendroppabilità. Certo.
Ma il grande merito di Mac OS come piattaforma è quello do permettere agli sviluppatori di creare software di qualità eccellente: la grande, incolmabile, differenza tra il software disponibile su Mac e quello che offre Windows, dove Electron è sempre più spesso la soluzione che salva capra e cavoli. Su Mac nessuna ruffiana app Electron non ha un suo corrispettivo nativo migliore in tutto (quasi sempre).
Tuttavia. Tuttavia. Io ultimamente sto apprezzando per scrivere proprio un'app Electron, Caret. Ma usarla su Windows (dove è uguale) e usarla su Mac restano due cose molto diverse, con tutt'altre sensazioni. Non è mai l'app in sé, ma l'ambiente in cui è inserita. Io su Windows soffro pure se uso Caret. E uso Caret perché ByWord è praticamente passata ad abandonware. Ma di che aggiornamenti continui abbia bisogno di un'app per scrivere non lo so. Pochi, però. Allinearsi allo stile grafico dell'OS, per lo meno. In Mojave, ma da tempo, tante app camuffano la barra superiore, che resta sempre lì ma amalgamata. In ByWord resta vecchio style, grigina e separata. Magari era una soluzione più chiara, ma andiamo, siamo nel 2018 e direi che nessun utente, oggi, anche il più agé, non sia in grado di districarsi tre le funzioni dei vari elementi grafici di un'interfaccia. Paradossalmente l'electronica Caret si amalgama meglio di ByWord in Mac OS. A ByWord basterebbe il trattamente iA Writer: conserva la barra, chiara ed autoesplicativa, ma come cominci a scrivere e non ti serve più si amalgama e scompare finché col cursore non la vai a chiamare. iA Writer da per scontato che noi sappiamo che lassù c'è una barra, adeguandosi a quando presume lo stesso Mac OS da varie release a questa parte. ByWord resta immobilizzato in... Tiger? Lion?
È solo un esempio, ma è la realtà di molte app in Mac OS. Non più pimpanti nella loro evoluzione. Spesso non ne consegue nessuna penalizzazione nell'uso o nell'usabilità, ma la sensazione di vecchiezza è davvero spiacevole. Ormai quasi a livello di app legacy in Win 10. Un altro esempio dolentissimo è FontExplorer X, immutato da eoni. Quanto beneficerebbe di un aggiornamento ai dettami grafici degli OS post-felini. Per il resto, resta funzionale e roccioso. Ma avrebbe margini amplissimi di miglioramento, e ne avrebbe bisogno. Anche solo raffinare la gestione delle preview dei font. È un'app che viene mantenuta, non più sviluppata. Che tristezza.
Oggi le uniche app che sanno di modernità maccarola e abbiano una concreta destinazione d'uso sono Sketch, le Affinity... Il problema? Sketch a me non serve, Affinity Designer e Photo invece trovano impiego vastissimo nel mio workflow. Ma solo come app d'app...oggio. Spingile al limite e ti accorgi di quanto miseramente falliscano. Non per come sono pensate (idee ottime), ma per come sono progettate (oltre un tot di font attivati vanno in palla e non sono nemmeno in grado di farti salvare il file aperto, cose da pazzi). E si ritorna ad Adobe.
Ma vabbe'. Ho un solo vero timore per lo sviluppo delle app su Mac OS: che prendano la strada pacchiana di roba come CleanMyMac, che fa un'UI al passo coi tempi ma poi esagera e il passo diventa da Tony Manero sulla pista da ballo. Ma infondo... io appartengo alla generazione che ha visto app fumare sul desktop. Madonna, Disco. Ve la ricordate?
Tutto il resto
Condenso che s'è fatta ora di darsi al Capodanno.
Tutto il resto per me è riassumibile essenzialmente in due cose: Alexa e cuffie Bluetooth. Alexa la uso, Siri no. Che altro dire? Se l'HomePod non dipendesse in tutto e per tutto da un iPhone (gli Echo sono configurabili e gestibili da web), io non avrei avuto dubbi, nonostante la sostanziale inutilità di Siri oltre le cose basilari. Ma la verità infondo qual'è? Che un assistente virtuale a quello serve, a quelle quattro cose in croce. Accendi le luci, spegni le luci, metti Gidi D'Alessio, metti Karajan. Ma giusto quando hai le mani occupate. Se ho il Mac davanti col cavolo che apro bocca per dire ad Alexa di diminuire, spegnere, accendere una lampadina: lo faccio da Chrome. Alexa è più potente, ha le routine e le skills. Le uso? In pratica? No.
HomePod e gli Echo restano tuttavia prodotti non sovrapponibili. Pensati per usi diversi. Alexa vuole infilarsi ovunque. Siri no. HomePod è un aggeggio HomeKit ed è naturale non supporti Spotify, chi lo usa è devoto a Apple al punto da usare Apple Music. Lo approvo? Sì. Mi piace? No.
Non menziono Google? E ci mancherebbe che mi piazzi pure i microfoni in casa.
L'audio Bluetooth. Ma che imbroglio colossale. Si sente peggio, è una grandissima noia dover accendere-agganciare-ricaricare un paio di cuffie. Certo, il vantaggio di poter implementare alcune funzioni simpatiche sulle cuffie utilizzando il BT, il vantaggio di non avere il filo... Ma quand'è che esattamente dava fastidio sto filo? Io infilo una cuffia pesante solo se sto seduta, dove è un po' difficile inciampare o aggrovigliarsi in un filo. Se cammino con in testa le mie cuffie, che sono pure pesanti (B&W PX), e che hanno un buon impatto sonoro, molto dimensionale (anche in BT, ma cablate molto più goderecce), a me mi gira la testa. Ma scherziamo? Sono aggeggi che usi in treno, in aereo. Ci hanno fatto credere che ci servono sempre. Le B&W tutto sommato mi piacciono (senza esaltarmi) e le sto usando, ma col cavo. Sono così ermetiche che l'ANC torna utile solo in un cantiere edile. Che può pure capitare eh, i martelli pneumatici sotto le finestre. Tutti i giorni però? ANC classico esempio di bisogno indotto, direbbe il compagno Marx.
Auricolari. A tutto il casino di accensione-aggancio-ricarica aggiunci il doverle riporre in una scatolina, il dover fare attenzione a non fartele scappare di mano quando le togli (se cadono a terra come vogliono fare ogni volta, come te le infili più nelle orecchie? Che schifo). Le uniche a frustrazione zero o quasi zero restano le AirPods, se le vogliamo prendere in considerazione per ascoltare musica. Risate in sala.
La musica per me è affar serio. È un'altra ragione, a pensarci, per cui ancora mi tengo il mio Xiaomi.
Confido tuttavia che ci saranno miglioramenti. Che se si è ripreso a stampare vinili forse accadrà pure che si riuscirà ad avere audio veramente di qualità anche senza jack, facendo chessò DAC piccolini che stiano in uno spinotto USB-C (via BT io non ci spero proprio). Che dovrebbe, dovrebbe proprio, esser adottata pure sugli iPhone. Forza Apple, dai. Hai già ingoiato il rospo sull'iPad, abbi coraggio. Abbi courage.