Devo dire che da qualche anno in qua trovo molto più interessanti i WWDC di giugno che non gli eventi in pompa magna che Apple tiene a settembre per presentare i nuovi prodotti.
Sarà che a giugno è una conferenza per nerd dove Apple non deve (ancora) vendere niente ma fa il punto della situazione su dove si trova il suo software, mentre a settembre è davvero una televendita di hardware nuovo.
Se poi togliamo l'effetto spoiler dei rumors (quest'anno si sapeva tutto, ma proprio tutto, già il giorno prima), del keynote l'aspetto più interessante resta quello dello show. L'osservare i tempi della recitazione e il modo di tenere il palco dei vari Schiller e Federighi – che mi fanno davvero, e lo dico senza sarcasmo, ridere. Chi invece mi fa ridere detto con sarcasmo è Eddy Cue che pare sempre ubriaco.
Come si vestono (le camicione di Phil a coprire la panza), come si pettinano (Craig!), come si muovono o parlano (la voce roca di Tim, che rispetto al primo keynote post- Jobs s'è di molto scongelato). Tutti questi personaggi si trovano oggi a dover gestire il palco che una volta era dominato da Steve. E Jobs era non solo personaggio, ma autore. Gestiva tutto lui, con i modi suoi notoriamente autoritari: tempi, copione, effetti. One more thing. And... boom.
Ma non se ne sente più la mancanza, e ormai non lo si cita nemmeno più.
Quanto invece ai contenuti, sono due giorni che si ripetono dati e analisi.
Trovo veramente interessante e game changing solo la tecnologia haptic del 3D Touch, evoluzione del Force Touch di Watch e Macbook 12'', che migliora sensibilmente l'interazione con iOS rendendo più veloci e fluide molte delle operazioni più comuni. È una tecnologia che è in incubazione da molti anni (ne ho scritto brevemente già qui) e che Apple ha finalmente implementato e portato a tutti. E quando Apple porta qualcosa di veramente nuovo e utile alle persone, mi piace.
Invece ho poco capito l'iPad Pro, ma qui potrebbe essere un difetto mio di prospettiva. Quello che vedo io, dalla mia probabile miopia, è un dispositivo inutilmente ingombrante, scomodo proprio da tenere in mano, che vuole mettere una lapide definitiva ai computer ma che monta un OS assolutamente castrato e ha bisogno di supporti esterni per essere usabile (tastiera, pennina, tra poco, chissà, forse anche un treppiedi per tenerlo sù).
Quindi le cose sono due: o gli utenti di PC si stanno involvendo e possono accontentarsi di stare imprigionati in un ambiente operativo che gli impedisce persino di fare un drag e drop o installare un font, o esistono task che semplicemente non hanno bisogno di un sistema operativo perché nascono, crescono e si finalizzano all'interno di una singola app, senza necessità di interazioni esterne. Forse è qui che trova senso l'iPad e ancor di più un iPad Pro, che dovrebbe rivolgersi come target d'utenza a chi fa certo tipo di grafica e magari oggi usa una Cintiq. Oppure a chi usa CAD, ma esiste un CAD per iOS? Certo capita a tutti, tante volte, di voler finire un lavoro anziché alla scrivania buttati morti su un divano o a letto, quando anche un Macbook ti forza a posizioni scomode. Mentre un iPad Pro con software adeguato (Adobe già ci prova) chissà... Già, chissà. Per il momento per me resta un'incognita e al massimo posso sospendere il giudizio e trattenermi dal definirlo un giocattolone caro per poveri stronzi (che ci faranno le foto).
Cosa aveva di sbagliato l'iPad Air? Che necessità c'era di 3 pollici in più? Apparte creare un tablet tavolino che costa quanto un Macbook, cioè.
Quindi, ricapitolando: target d'utenza piuttosto ristretto, prezzo (full optional) stellare... e dovrebbe invertire il trend di vendita (fortemente) negativo degli iPad?
Non era meglio – più democratico o più filantropico – portare le innovazioni tecnologiche del Pro anche sull'iPad di fascia immediatamente inferiore? Almeno si poteva dire che la mancanza di flessibilità di iOS era compensata dalla portabilità imbattibile rispetto anche a un Macbook 12''. Ma mi sa che l'haptic engine del 3D Touch portato su tutti gli iPhone sia stato già abbastanza filantropico per questa Apple famelica. Vabbè, almeno un po' c'è stata.
Quello che continuo a, francamente, disprezzare è l'Apple Watch. Non mi piace. Più per il costo e il marketing che lo pompa che per il device in sé. Se lo avessi forse lo troverei utile. Ma manca l'input all'acquisto. È un pataccone che non riesco proprio a vedere sul mio polso (non porto orologi, porterei un pataccone rose gold?), che mi imbarazzerebbe perché urla troppo la sua presenza. È in una parola appariscente. E quando la tecnologia si fa appariscente invece di invisibile, non mi piace più. Non mi piace Apple che si vende con Hermès e si confonde col lusso fine a sé stesso.
È questo fine a sé stesso che proprio non digerisco. Non se riguarda la tecnologia.
Non significa disprezzare le cose inutili e belle, che anzi...
Ma uno smartwatch non è un paio di scarpe. Mi deve servire a qualcosa prima che farmi sembrare qualcuno.
Il valore (e di conseguenza il prezzo) di un oggetto del genere deve darlo il contenuto tecnologico, non una cassa d'oro.
Altrimenti si avalla l'idea che la tecnologia debba diventare qualcosa di esclusivo, e quindi per pochi (i povery si devono accontentare ancora dei 16 GB dell'iPhone di base: ridicolo). E se noi siamo sempre stati the rest of us non era certamente perché dovevamo sembrare più ricchi. Semmai più furbi, anche più fighi, e ci piaceva Apple per l'estetica, ma era il policarbonato degli iBook e non la pelle dei cinturini Hermès.
Apple che si rivolge a Beyoncé o a Kim Kardashian non mi interessa proprio.
Effetti di avere uno come Dr. Dre nel consiglio d'amministrazione. Tutto avrei potuto immaginare di Apple, tranne che diventasse cafonal.