Quella sopra è una citazione dalle CSS (Cansei de Ser Sexy) e questa è una mezza review delle AirPods Pro.
Perché se ne sa già tutto, non è più d'attualità e chi si chiedeva se prenderle o meno già si è dato una risposta.
La metà più interessante può essere, forse, spiegare come un prodotto sostanzialmente – per me – di nessun interesse si sia invece rivelato uno dei pochi acquisti azzeccati degli ultimi tempi. Non è finissimo come strumento d'ascolto, ma non sfigura affatto nel casino di audio gear (oh yeah) con cui mi balocco, anzi è un'aggiunta veramente, veramente interessante. Da all' "audio" un senso diverso, nuovo. Meno ortodosso, ma più sorprendente.
La ragione d'uso per le AirPods Pro è stato il confinamento domiciliare da emergenza COVID-19 di questo già memorabile 2020, la condivisione di spazi in comune in una casa di opposte fazioni musicali (più figlio strimpellante) e la routine completamente stravolta che ti priva delle occasioni di isolamento in cuffia (tipicamente i pomeriggi a lavoro).
Insomma, ho scoperto di essere, musicalmente, ospite a casa mia, dove giustamente prima della presenza 24h/24h degli adulti chi comandava erano i figli (con Alexa).
Sicché, io che sono una melomane, sono stata un buon mesetto divorziata dalla mia musica, senza neanche la testa (credo sempre sia quello il punto, non il tempo, non le cose da fare) di dire Alexa, metti Miles Davis (tipicamente quello che ascolto di sottofondo: jazz, Bacharach... i Chicago!). Figurarsi sedersi o distendersi con la voglia di ascoltare precisamente questo o quello, scegliersi una cuffia, attaccarla, valutare un DAC, scegliersi l’equalizzazione…
Fino a un certo punto mi godo anch'io Marshmello, Years&Years, Ariana Grande e Frozen, ma poi basta. Poi mi nausea.
Con le AirPods Pro com'è cambiata la situazione?
In questo modo: la mattina, come tutti, mi alzo, mi infilo i miei sweatpants come Anna Wintour e in una tasca metto l'iPhone, nell'altra le AirPods Pro nella loro custodietta, entrambi sempre sul comodino la notte. La quarantena mi ha sfiaccata al punto di non avere più la forza di attaccare un cavo per la ricarica, mi serve la mattonella.
Al momento che voglio usarle, le prendo e le infilo nelle orecchie, e – generalmente – sono ready to go. Qualche volta capita che non s'agganciano perché tra tutti i dispositivi a cui sono abbinate magari scelgono quello che non ti interessa, ma accade sporadicamente e quindi è tollerabile. Per lo più sono a spippolamento 0, e questa è tutta la differenza rispetto a tutte le altre. Solo questa, ma è una differenza incolmabile.
Perché su tutto il resto si può fare un confronto e può essere che su questo o quell'aspetto le AirPods Pro le prendano.
Ma quando si tirano le somme, vincono.
Con cosa le vogliamo paragonare?
Con le cuffie chiuse? Se la priorità è la qualità audio, ha senso.
Che poi il Bluetooth penalizzi ugualmente un driver di qualità, altro discorso e ormai trito e ritrito: lo sappiamo. Il BT smussa le frequenze, impoverisce l'estensione delle note, inscatola un po'.
La qualità audio sì, fondamentale, ma non è il fattore unico o primo in ordine di importanza nella scelta di un paio di auricolari (o cuffie) wireless. O almeno non sempre, ognuno sa le sue priorità e le sue esigenze. E ricordiamo sempre che se è l’audio l’interesse principale e se ancora il fisico vi regge a portarvi addosso un cavetto, a 20€ i cinesi vi forniscono auricolari fenomenali.
Comunque se parliamo di cuffie/auricolari wireless e questa qualità audio la si vuole anche sfruttare, allora non si può mettere in secondo piano la praticità d'uso di un prodotto. Sia in senso tecnico (abbinamento BT, batteria, etc) che in senso pratico (tenerle in testa vs tenerle nelle orecchie, portarsele dietro).
Io ho delle Bowers&Wilkins PX e non le uso praticamente mai perché per portarsele in giro sono scomode (non si chiudono) e per usarle on the go sono pesanti. Sono cuffie da seduta (e in quel caso, se posso fare a meno dell'ANC e posso permettermi un cavo, ovvero quasi sempre, finisco a scegliere altro: Audio-Technica ATH-MSR7, chiuse, o Grado Alessandro, aperte). Nessuno vieta di usarle in giro: ma provateci, cadete a terra, per peso e resa sonora molto dinamica. Con un brano come Electric Blue degli Arcade Fire vi parte una partita a tennis nella testa con bassi e synth che rimbalzano tra orecchio destro e sinistro … bellissimo, ma che ubriacatura e che fatica. Restano cuffie molto interessanti e divertenti, quando si ha modo/voglia di usarle, perché possono essere cablate sia col jack sia con Type-C, e la resa sonora tra wireless e cavo è completamente diversa. Cioè, la stessa immagine sonora ma con la differenza che c'è tra una stessa foto dello stesso panorama fatta con un BlackBerry dei tempi (il Bluetooth) e un iPhone 11 (il cavo). Esagerando un po'. Ma è per dire: la differenza tra cavo e Bluetooth c'è. E attenzione: e Bluetooth. Perché non tutto il wireless is created equal e AirPlay di Apple, fin dove vi porta il wifi, è lossless. Volete approfondire? Prego. Considerando che sto usando le AirPods Pro in ambito esclusivamente domestico, AirPlay mi sarebbe andata di lusso.
Le famose Bose QC35 (e successive, credo) sono più leggere e anche se meno raffinate acusticamente, come cuffia wireless ANC hanno più senso, sono più usabili perché leggere e dal punto di vista del suono, appunto, quiete (QC = Quiet Comfort, anche se il richiamo è ovviamente alla cancellazione del rumore), con una soppressione del rumore molto leggera sulle meningi (è il problema dell'ANC: da una sensazione di pressione nella scatola cranica che porta, inevitabilmente, al mal di testa).
But still, non sono pocketable.
Tra gli auricolari con custodia tascabile il confronto va limitato a prodotti che stanno nello stesso range di prezzo, diciamo 150-300€ (300 è veramente ridicolo e le AirPods Pro stanno appena sotto, ma si riesce a prenderle a meno).
C'è una pletora di cuffiette, più o meno buone (Jaybird, Anker, o anche le cinesi solite), e in singoli aspetti pure convenienti, ma torniamo al discorso che nel complesso poi peccano di difetti che le confinano al cassetto dei pentimenti. Perché magari a una buona resa audio corrisponde una qualità in chiamata da piangere (hey Galaxy Buds!), e non è un difetto da poco. Significa non poterle usare per una funzione che resta ancora essenziale, anche se si telefona generalmente poco, ma quel poco magari è in macchina e se non sentite o non vi sentono, grrr. E sono prodotti anche sopra i 100€. Vale la pena?
Salendo a prezzi da AirPods Pro le scelte più ovvie restano Sennheiser e Sony.
Le famose Momentum wireless e le famose WFφ–1000XMμ√-9+π/a^b±3‾ o come cacchio si chiamano (ok, WF-1000XM3).
Buone opzioni perché sono trasportabili, hanno una buona qualità in chiamata, un ANC efficace, una custodia di ricarica e un audio di livello.
Come se la possono giocare, quindi, le AirPods Pro con Sony e Sennheiser?
Tranquillamente, forse perdendo, ma di misura, la partita dell'audio ma vincendo il campionato dell'usabilità complessiva.
Sbarazziamoci subito del discorso praticità d'uso.
Le Sony WF-1000XM3 hanno una custodia di ricarica enorme (e non è nemmeno tutta batteria), impossibile da infilare in tasca, ci vorrebbe una pochette apposita: c'è. E i due auricolari hanno la forma di due scarafaggi col corpo che resta interamente al di fuori del padiglione auricolare. Il gommino deve sostenere da solo l'intero peso dello scarafaggio. Immagino the pleasure dopo una mezz'ora. Sulla difficoltà ad indossarle c'è una mezza autoconfessione da Sony stessa:
Magari suoneranno da dio, ma con quei due corpi estranei sporgenti dalle orecchie è impossibile posare la testa sul cuscino, direi pure indossare un casco per chi è più sportivo e dinamico, e io le AirPods Pro le sto usando tantissimo di notte. Take that. Inoltre, chi le ha provate per benino dice che se vi soffia il vento in faccia il disturbo microfonico rompe parecchio.
Sulle Sennheiser Momentum 2 rimando al video di Linus perché parte proprio dalle AirPods Pro come modello di riferimento (lui è androidiano e pc guy e nella grande commedia del tech YouTube il suo ruolo è l'anti-Apple).
A me pare conclusivo: scatolotto non enorme ma ancora scomodo, pairing ridicolo, app con EQ indomabile.
Nota personale: esteticamente fanno ca**re.
Basta, passiamo oltre.
Audio.
Conosco in generale il suono di Sennheiser (dark) e Sony (warm), intendendo qua: le Sony piacione. Ci sono Sony di tutto rispetto ma giustamente non se le fila nessuno perché no ANC, cavi a spirale, prezzi ragionevoli: totalmente out of fashion. Nello specifico però non ho ascoltato né le Momentum né le WFetc., e nemmeno mi interessa, ma do per scontato che – per i gusti dei più – suonino meglio.
Posso però dire con cognizione di causa che le AirPods Pro non suonano male. Per niente.
Quando le ascolto noto solo un po' di mancanza di definizione dovuta al wireless. Proprio il pelo nell'uovo, quindi. Forse va specificata una cosina per essere assolutamente chiari: sì, l'audio cablato etc etc, ma se uno/a è abituato/a al suono delle cuffiette – cablatissime – che escono con i telefoni, se ascolta una cuffia/cuffietta BT con driver fatti bene comunque resta sbalordito. Forse è ovvio, ma forse no e va ricordato.
Il resto con le AirPods Pro è opinabile solo in senso di gusti audio.
E neanche qui mi deludono. Non mi esaltano, ma non mi deludono. Sono molto equilibrate, non sparano i bassi, non maltrattano gli alti e riescono veramente bene sui medi. Non sono ruffiane. Non sono le Beats. Sono molto educate, e vanno apprezzate per questo. Non mi è capitata una singola volta di ascoltare un pezzo e di aver pensato: questi auricolari non sono adatti. Ed è una cosa che invece mi capita spesso, anche con le cuffie cablate. Dove ho le mie preferenze per certe timbriche (tra i bassi che ti gonfiano il petto e gli alti e le voci che ti rapiscono, io preferisco il rapimento), dove per questo genere questa cuffia, per quel genere quell'altra cuffia.
Le AirPods Pro sono sempre assolutamente impeccabili. E di conseguenza non stancano. Magari annoiano, ma è quando ci siamo scocciati di ascoltare musica tout court.
Usate su Mac, dove si hanno possibilità di equalizzazione impossibili su iOS/iPadOS (grazie a Boom, app favolosa), rispondono pure abbastanza bene alle regolazioni rivelando con precisione quali sono i limiti, che si concentrano tutti, udite udite, sulle frequenze basse, dove spingere appena appena in sù l’equalizzazione – avrei gradito anche io che non sono una bass-head – le porta a sputacchiare e spernacchiare: un invito alla moderazione. Sugli alti magari stonano ma non spernacchiano. Il tutto, però, su canzoni di generi precisi. Quelle con bassi secchi: rock, pop, analoghi indie... I generi più elettronici (per fortuna una fetta importante della mia libreria musicale), in cui i bassi sono più come dire... liquidi, larghi, rendono benissimo sulle AirPods Pro.
Un esempio: Röyksopp, I Had This Thing (Sebastien Remix).
Pezzo che mette in ginocchio qualunque cuffia che non sia proprio composta e rigorosa e/o qualunque equalizzazione appena un po' a V. Amandola, conosco questa canzone fin nei reconditi per cui la uso spesso come benchmark per alti e bassi, entrambi qui molto spinti. Le Audio-Technica che adoro (ma inadatte al genere) qui dissolvono completamente i bassi, scarnificando la canzone, e certi auricolari cinesi che pure mi piacciono molto (KZ non mi ricordo il modello) perché ariose e dettagliate qui rendono gli alti (quei piatti all’inizio) delle lame affilate.
Le AirPods Pro? Non si scompongono. La ciccia dei bassi resta, gli alti volano composti e non svolacchiano gracchiando. Viene voglia di alzare il volume: i bassi vibrano (meglio che sulle PX: here, I said it), la voce non annega e resta anzi nitida (la vertigine è quando arrivi a sentirla pastosa come un bacio: non qui), gli alti... ci sono, senza brillare. Ma nel complesso è un piacere.
Questo, però, su iPhone e iPad, non su Mac. Oppure sì su Mac ma senza toccare niente dell'equalizzazione o molto poco (e chi resiste?).
Per dare un'idea, questa è l'EQ che uso con le AirPods Pro su Mac e che va benissimo nel 90% dei casi, va bene nel restante 10% e fallisce col pezzo dei Röyksopp:

Con questo preset i bassi ci sono – quindi le AirPods Pro li fanno bene senza bisogno di eccessive spinte – e gli alti volano (violini, corde, voci). Ma col pezzo röyksoppiano gli alti si fanno taglienti a sangue (...just like a razor through my sooooul) e i bassi spernacchianti.
Allora correggo così:

Paradise. Bassi corposi, vibranti, alti slanciati non proprio come vorrei io ma spinti di più gracchiano.
Insomma, ritocchini minimi. Le AirPods Pro fanno da sole. Ma senza essere scorbutiche, con pezzi meno complicati si lasciano docilmente equalizzare (e col preset 1 le voci femminili sono estatiche).
E sull'audio è veramente tutto.
Che svolta rispetto alle AirPods!
Sulla praticità d'uso non c'è molto di diverso da dire rispetto a quanto altri abbiano scritto fin qui. I dettagli tecnici si sanno, il magico chip H1 che trasforma il BT in qualcosa di funzionale e quasi trasparente (ogni volta che usi un coso BT devi inevitabilmente spippolarci). Nel concreto, queste sono cuffie servizievoli, sempre pronte all'uso, zero stress. Nelle condizioni in cui veramente dovesse servire l'ANC (di solito l'effetto occlusione dei gommini già fa), questo funziona bene senza creare troppa pressione come altre cuffie/auricolari, ma inevitabilmente dopo un po' da fastidio, almeno a me. Nel famoso viaggio NY-LA che fa ogni settimana l'utente-tipo delle AirPods Pro (effetto halo del marketing Apple) non credo che riuscirei a tenerle su tutto il tempo con l'ANC attivo. La funzione trasparente è divina mentre si telefona, fa sì che la propria voce risulti naturale e non inscatolata. E veramente si sente naturale, non mediata da un circuito. Yeah, quasi 100% naturale, come se nelle orecchie invece delle Pro si avessero le normali AirPods.
Come stanno, in ultimo, nelle orecchie? Molto diverse dalle precedenti, non hanno la forma a bulbo (che a me dava addirittura dolore), sono più schiacciate e oblunghe, più piccole, sporgono pochissimo e si riescono a tenere di notte, sul cuscino. Per come è fatto il mio orecchio, devo girare le "gambine" in modo da averle quasi penpendicolari per avere la massima comodità, ma in questo modo non c'è adeguato spazio per usare i controller. Tendo a usarli al minimo e a gestirle da quello a cui sono abbinate. Per play/pause vado di "gambina", non mi stresso. Il gesto dello "strizzamento" è comunque un po' goffo, non ha la nonchalance del touch semplice delle AirPods. You cant' have it all! Qui si ha comunque moltissimo.
Non ho menzionato ancora la parte software che rende l'uso delle AirPods Pro (o no) così buttery smooth, lo faccio adesso. Su iPhone soprattutto, controller e aggancio – quando serve – al massimo in due tap. Sul cuginone scemo, iPadOS, è uguale ma nessuno usa l'iPad in mobilità, o meglio muovendosi (i puntini sulle ü per gli iPad-fanatics). Su Mac forse un pelino meno pulito... no, direi proprio più pasticciato (ma tutto macOS andrebbe marikondizzato – mari...what?!), segue la logica di iOS/iPadOS inserendo i controller sotto al volume, ma qui non semplifica, complica semmai il percorso di clic. Sempre utile ToothFairy. Meno utile ma molto eye-candy (non è peccato) AirBuddy che ricrea su Mac l'animazione che c'è su iOS (e iPadOS, ma basta, non lo menziono più).
La batteria... Non parliamo della batteria. Non mi è mai capitato di trovarle scariche, sempre praticamente piene e il case al massimo sceso al 30%, le ricarico completamente ad minchiam perché purtroppo queste cuffiette sono dichiarate a scadenza prefissata. Inutile badarci, dopo due anni vanno buttate. Pessimo, pessimo, pessimo. Uno sputo, un'offesa all'ambiente. C'è un programma di trade-back (dai le vecchie, hai le nuove con un po' di sconto) e riciclo. Ma questi sono tempi che impongono di ripensare completamente la vita di un prodotto e la relativa produzione. Speriamo lo facciano. Dai primi della classe o presunti tali si deve anzi pretendere che lo facciano.
Ultimissima nota, ancora sulla scia ecologica: i prodotti Apple non hanno più l'odore "neutro" di una volta, di quel nuovo "igienico", in particolare le AirPods Pro appena unpacked avevano una puzza tremenda di colla, di schifezze chimiche che di solito ti aspetteresti nelle cinesate. Ancora non è andato via.
That's it! Almeno la musica linkata era buona.