HomePod
Ah, HomePod, finalmente. Il nuovo speaker semi-intelligente di Apple appena messo in vendita in USA dopo mesi di attesa montante.
Punti di forza: è tremendamente carino, con una forma arrotondata a barilotto che ricorda quella del tenerissimo e impraticissimo (per forma) iPod Nano terza generazione. Ha un sistema di audio intelligente che prende le misure della stanza in cui è collocato e della sua posizione rispetto ai muri, in modo da direzionare al meglio i suoi 7 tweeters. Ha anche 7 microfoni che riescono a catturare i comandi vocali da lontano e con musica a volume alto. Ha ovviamente AirPlay, e ha ovviamente Siri. L'esperienza d'uso è o dovrebbe essere del tutto frictionless perché integrato completamente con iOS e Mac.
Punti di debolezza: appunto, Siri che è sempre ritardata rispetto a Google e Alexa, e la dipendenza (sì, proprio così) da iOS. Non ha Bluetooth audio (ma ha Bluetooth! Operazione simpatia), non supporta Spotify, o meglio non supporta niente che non sia Apple, non è spostabile (cavo fisso, niente batterie interne), non è praticamente riparabile (o meglio, again, i costi vanno dai 279$ per un prezzo di partenza che è di 349$).
Linea di partito di Apple: un dispositivo pensato [pensato a lungo: 6 anni, dicono] per fornire innanzitutto qualità audio superiore [rispetto a chi?], e dotato poi di quel minimo di intelligenza di cui dispone Siri per poter gestire, in pratica, l'audio e HomeKit [ma non tanto TV].
Basta. Non è fatto per farci le conversazioni idiote in cui eccelle Alexa. Nonostante dicano che suoni meglio dei vari smartspeaker sul mercato, HomePod non si posiziona su quel segmento.
Ostilità, come ne ha scritto The Verge? Ma chi lo produce HomePod? Kim Jong Un?
Per una volta non facciamo il Processo del lunedì a Apple e prendiamo per buono quello che dicono. Non si capisce chi o cosa doveva vietargli di proporre un dispositivo semi-stupido ma di qualità (audio) superiore.
Se conosci Siri, non puoi aspettarti Alexa.
Se conosci come suona Bluetooth audio, sai che AirPlay è in molte situazioni superiore.
Se non sei nemmeno rincoglionito o impigrito al punto tale da chiedere a un maggiordomo immaginario che tempo fa fuori la finestra, buongiorno e buonasera con Siri bastano e avanzano.
"HomePod è il punto di non ritorno per i fan di Apple"
Verge è stata senz'altro la fonte più critica e godibile su Apple negli ultimi anni. Quando gli altri applaudivano meccanicamente all'audio Bluetooth (= merda) spacciato per courage, Verge dava pane al pane e parlava apertamente di ostilità verso l'utente. Fuck yeah!
Sull'HomePod invece è stata un po' troppo disinvolta nella sparata critica.
Sono usciti due pezzi, uno a firma Nilay Patel e uno davvero pessimo a firma Vlad Savov, da cui è tratto il virgolettato di sopra.
Quella di Patel è una buona review, approfondita, argomentata, molto ferma su un preciso punto di vista (diciamo mai accondiscendente verso Apple) e utile a dare una prospettiva critica sull'aggeggio.
È onesta quando deve esserlo:
Compared to the HomePod, the Sonos One sounds a little empty and the Google Home Max is a bass-heavy mess — even though Google also does real-time room tuning. The Echo and smaller Google Home aren’t even in the same league. The only comparable speaker that came close in my testing was the Sonos Play:5, which could match the detail and power of the HomePod in some rooms when tuned with Sonos’ TruePlay system. But it also costs more, is larger, and doesn’t have any smart features at all.
Sgomberato il campo quindi dal solito refrain che "è troppo caro".
Su Siri Patel è semplicemente obiettivo e spende molte righe per spiegare in quanti modi Siri non serve, specificando – cosa che altri non fanno – che è frustrante persino con HomeKit. Ma aggiungendo anche che nessuno smart speaker sul mercato oggi riesce a gestire la domotica in maniera fluida.
Quanto al supporto di servizi terzi, invece della lagna di Savov si limita a far notare che Echo di Amazon e Google Home nonostante abbiano in casa i propri servizi di streaming lasciano impostare Spotify e molti altri come default. HomePod no.
Beh, Apple non è né Google né Amazon, purtroppo. O per fortuna.
Tutti questi servizi offrono un periodo di prova gratuito o quasi: provateli, e vedete – se avete un orecchio particolarmente sensibile – quale di questi abbia lo streaming di migliore qualità.
Apple Music.
Non basta sparare la musica a 320kbps (Spotify) per garantirne la qualità.
E ad Amazon Music non basta nemmeno l'acqua di Lourdes. Ma certo Alexa è socievolissima.
Ottima la chiusura del pezzo di Patel:
The HomePod is a remarkable new kind of audio device. It does more to make music sound better than any other speaker of this kind has ever done before, and it really, truly works. But unless you live entirely inside Apple’s walled garden and prioritize sound quality over everything else, I think you’re better served by other smart speakers that sound almost as good and offer the services and capabilities that actually fit your life.
Ancora migliore la sintesi:
THE HOMEPOD SEEMS DESIGNED FOR A VERY DEMANDING PERSON WHO LIVES ALONE INSIDE APPLE’S ECOSYSTEM
Sarà pure un coglione questo solitario che vive nell'ecosistema Apple, ma almeno è di palato più esigente.
L'editoriale di Savov (l'esperto di cuffie di Verge, LOL), invece.
Uno sfogo incontrollato di uno che Apple ce l'ha sul callo e basta, forse più per quello che rappresenta o vuole rappresentare (purtroppo: ricchezza, coolaggine, lusso) che per quello che è.
Ne viene fuori un predicozzo altrettanto parrocchiale che una recensione di iMore.
Uno può sputare tutto il veleno che vuole se un prodotto lo delude, è autorizzato e fa bene, soprattutto a chi riceve (e speriamo recepisca) la critica. Ma rimanere delusi dal fatto che HomePod non supporti Spotify e che Siri non riesca a pescare una ricetta dalla rete è più o meno come prendersela con una mela perché non sa d'arancia o pretendere dalla nonna che domini in un attimo Ok Google.
Savov invece fa una cosa più meschina: non prende di mira Apple, ma gli utenti, tutti livellati automaticamente a fan. Se arrivi a tollerare questo HomePod - è il messaggio - allora hai raggiunto il punto più infimo a cui potevi arrivare, e non hai nemmeno più speranza di risalire (in cosa? Nella sua scala di considerazione?).
Detto per un prodotto che è il primo da diversi anni che non ammicca a influencer o a fashionisti del gadget tech.
Ridicolo.
È un articolo che si può smontare pezzo per pezzo.
Dice:
The HomePod costs $349. That’s a high price for the vast majority of people [...]
Le cuffie da mille dollari che recensisce sono più operaie? E poi un operario non può essere audiofilo? Uno non può volere l'HomePod perché – a parità di prezzo – suona meglio dello speaker migliore di Google (che anzi, costa di più)? Ma veramente uno si compra uno speaker per parlargli?
Oh sì, come no. Ma ecco, think different.
Altro argomento che usa per smontare l'HomePod è che puoi usare un iPhone senza legarti ai servizi di Apple. Ancora, apples and oranges. Trova modo di farci entrare, nella filippica, anche che il Pixel 2 ha una camera migliore e che il Galaxy S9 avrà il jack. Va bene tutto, basta che spara una cartuccia. Bang.
I would argue that we should collectively reject the lock-in practice that Apple is currently engaging in. It may seem fine and benign to just add another piece to your Apple hardware puzzle today, but you’re liable to keep that speaker for many years and what happens if Apple makes some decision you disagree with?
Che succede? Muori?
Probabilmente le decisioni future che prenderà Apple saranno quelle di aprire di più l'HomePod a servizi terzi (Schiller si starà già preparando la scena teatrale da recitare con enfasi e orgoglio in qualche prossimo keynote). E di svezzare Siri.
Apple Music non dipende affatto da HomePod. Siri dipende da Apple Music perché è l'unica che sa gestire. Ritardo o forse scelta.
Ma è davvero pieno di opzioni lì fuori, perché pretendere di trovare il tofu dal salumiere? Se uno compra una cuffia Bluetooth, può mai lamentarsi se la resa acustica è mediocre? Anche se in questo caso sarebbe più un lamentarsi che la cuffia cablata abbia il cavo. E a proposito di cavi, quello dell'HomePod è ruffianissimo perché fatto di quel tessuto semi-elastico molto diffuso nella cavetteria di alta classe.
Ogni opinione è per sua natura soggettiva e contribuisce proprio per questo a farsi un'idea su una cosa andando oltre quelle che sono le proprie convinzioni. Ma un'opinione per essere valida, pur rimanendo non condivisibile, non può rinunciare a essere comprensibile. Se viene meno questo, l'opinione degrada a sparata e lascia il tempo che trova.
Di assolute cappellate Apple negli ultimi anni ne ha fatte più d'una, dall'eliminazione del jack alle tastiere dei portatili alla TouchBar, ma quando si va contro just because si incorre nell'errore speculare di chi acriticamente plaude a ogni fetecchia made in Cupertino.