Il 14 Novembre Mozilla ha rilasciato la versione di Firefox più importante dai tempi del debutto (2004), la 57 battezzata Quantum, dal nome del nuovo motore di rendering.
Ripulita l'interfaccia e anche l'icona è stata smacchiata.
Squeaky clean e pronto a innescare – finalmente! – una nuova browser war.

Magari.
In 13 anni Firefox è passato dall'avanguardia all'obsolescenza.
Firefox contro tutti
Esisteva da prima di Safari, Chrome era al di là da venire, ereditava il lascito di Netscape e salvava gli utenti Windows dagli orrori di Internet Explorer.
Firefox è stato un faro per molti anni, poi è finito fanalino di coda, scassato.
Vinceva su Safari per solidità e strumenti di sviluppo (Firebug, ora morto), era il browser di default su molti Mac nonostante l'interfaccia in XUL lo rendesse sempre un alieno, ben camuffato ma riconoscibile. Erano però anche i tempi in cui Safari aveva il brushed metal forstalliano. XUL non era affatto peggio.
All'epoca – breve excursus ma non troppo – c'era anche Camino. Percorso in spagnolo, niente cose da casa della nonna, un nome bellissimo. Immaginate se lo chiamavano Path che successone. Era basato sul motore di Firefox, Geko, ma sotto un guscio Cocoa, ovvero Mac native. Per qualche tempo è stato il meglio dei due mondi: rendering efficiente e UI nativa. Il suo sviluppo è stato vivace e pimpante finché lo è stato quello di Firefox. Quando questo ha rallentato, tardato ad aggiornarsi alle ultime tecnologie, Camino non ha rallentato con lui: è morto. Non interessava più, era rimasto indietro. Ed era uscito Chrome.
Vinceva su Chrome, Firefox, perché all'epoca il browser di Google, oltre a essere epicamente brutto, più brutto di Firefox (screenshot), era ancora estremamente acerbo e lontano dall'essere integrato ai servizi di Big G, che allora di grosso avevano "solamente" Gmail. Chrome spiccava però per leggerezza e velocità, aveva un'interfaccia meglio integrata in OSX (per quanto del tutto eterodossa, come è ancora), piaceva e compiaceva perché, anche lui, era open source. Chrome è il prodotto a marchio Google, il cuore open source – nato sempre da Google, ma che altruisti! – si chiama Chromium e fa girare browser da Opera a Vivaldi ed app come Atom e Spotify (insomma s'è allargato).
Negli anni, poco alla volta, Chrome s'è portato alla pari, come estensioni e strumenti di development, con Firefox. E mentre questo iniziava la sua lenta decandenza, l'ha superato. S'è arricchito di funzioni (perdendo la snellezza iniziale), s'è rifatto il look aggiustandosi non poco, ma soprattutto è diventato il comodissimo trojan di Google sui nostri computer, ovvero sui fatti nostri. Lo stesso open source di Google è diventato insidioso perché beneficia Google e non gli altri (vedi AMP). Ci sono tanti browser, su desktop e mobile (mobile... insomma, Android, su iOS c'è il divieto), basati su Chromium, ma che appeal hanno? La loro somiglianza sotto il cofano con Chrome è la loro forza e il loro limite.
Finisce così che oggi su ogni computer è Chrome il browser di default. Anche di chi non se ne fa nulla dei suoi strumenti di sviluppo, ma si trova integrato il proprio account Google, che è quello che ci porta in giro in internet, nel bene e nel male.
Su Mac c'è Safari, su Win c'è Edge. Belli tutt'e due (Edge più di Safari), per un browsing da crociera. E quindi sempre marginali. Ma hanno il loro motore di rendering, hanno una loro filosofia, una loro peculiarità. Edge è ben integrato con Cortana, ha un ritmo di sviluppo velocissimo, supporta funzionalità SVG innovative mentre gli altri stanno a guardare, rallentando di fatto – loro – l'adozione di tecnologie più moderne e versatili. Queste alternative sono importanti perché forniscono gli input che Opera, un Chrome sotto mentite spoglie, non da più. Sono marginali come Opera, ma a differenza di Opera non sono irrilevanti.
Tuttavia, non sfidano Chrome.
Firefox Quantum può sfidare Chrome?
È importante che ci provi.
Il web e le tecnologie per il web non vanno modellati attorno a un unico strumento che ne faccia il bello e il cattivo tempo, e invece sta accadendo che Chrome si sta divorando il web (Opera, ancora), il desktop (Electron), il software stesso (ChromeOS). Android è cosa sua (ma Android da ospitalità anche a Edge e Firefox coi loro rispettivi motori di rendering, iOS no).
Il ritardo accumulato da Firefox era tale che in sostanza Mozilla ha rifatto il browser da zero. Oltre al nuovo motore di rendering, che rimpiazza il vetusto Geko, c'è un interfaccia tutta nuova chiamata Photon (quanta fisica cool in questi nomi), più pulita e coesa. Insieme fanno di Firefox 57 un browser finalmente moderno e sorprendentemente veloce. Più veloce di Chrome. Chrome si è imbolsito ma nessuno se ne accorge perché nessuno mai usa altro. Un altro guaio del monopolio.
Ma sono veloci e belli anche Edge e Safari. Firefox ha l'onere di dover dare qualcosa di più. Per storia, per rango. Se c'è un'arisotocrazia nel software Firefox vi appartiene. Qui siamo focalizzati su Mac ma non va dimenticato che su Windows Firefox è stata l'alternativa di un browser performante e sicuro negli anni bui di Internet Explorer, le sue vulnerabilità e i fogli di stile IE-only (un'altra Microsoft). Quello che però nel software è storia viene chiamato legacy e considerato di peso, e lo è. Ed è il caso di Firefox, che ha tirato a campare di rendita per troppi anni per poter recuperare in un balzo il ritardo accumulato.
Quantum è una ripartenza col piede giusto, senz'altro non un punto d'arrivo.
Teoria a parte, nella pratica Firefox Quantum come va?
Bene!
È piacevole? Abbastanza.
È funzionale? Abbastanza.
Così com'è al momento può andare bene per la maggior parte degli utenti. Esce di serie con tutto quello che occorre: un adblock discreto, una funzione reader. Pocket, per chi se lo fila. Per un browsing di lettura e consumo è perfetto. Se servono strumenti di sviluppo, qui ce ne sono ma adattarsi al nuovo, provenendo da un set-up specifico di Chrome, è molto dura. Le alternative disponibili su Firefox non sono all'altezza di quello che offre Chrome, non ancora almeno (speriamo). L'architettura delle estensioni è cambiata e quelle disponibili al momento sono una frazione di quelle esistenti su Chrome. Se prima sostanzialmente coincidevano, oggi non più. Quelle due o tre critiche che uso io (Stylebot, WhatFont), non esistono, esistono controparti ma molto più rozze (più brutalmente: non servono a niente).
Mancanze di gioventù, è un browser solido ma non maturo e molti dei miglioramenti verranno se il browser verrà adottato in volumi di peso.
Quindi, chi lo sa.
Di più specificamente imputabili a scelte e progettazione i difetti di Firefox sono in sostanza impostazioni dispersive e interfaccia da limare.
C'è una distinzione tra preferenze e personalizzazione che ha poco senso.
Per le preferenze, Firefox ha un intero team dedicato. Il team si è prefisso di semplificarle perché, a loro giudizio (hanno usato qualche metrica, spiegano su Medium) troppo complesse e confondevano l'utente medio. Così le hanno striminzite:
Hanno semplificato o frammentato? Ma quale utente intuisce che le "customizzazioni" sono in un pannello a parte?
L'interfaccia nel complesso è molto buona ma proprio per questo ci sono due o tre elementi poco rifiniti che finiscono a stonare. Il primo è la barra blu così appariscente sulla tab attiva:
Al secondo posto ci va il bottone rotondo per andare indietro che è un pezzo d'archeologia, per toglierlo c'è una voce semi-nascosta nel pannello delle customizzazioni accessibile dall'hamburger della barra sotto le tab.
Al terzo posto proprio il design complessivo delle tab, dove le linee di demarcazione potrebbero essere un po' abbassate di contrasto, ma non v'è dubbio che più contrastate siano più usabili. Anche il blu sparato è più evidente di un grigino sotto tono, ma soluzioni mediane potrebbero essere esplorate e valutate. Fastidiosa pure l'animazione discotecara delle tab inattive sul mouse over: una strisciolina grigia che s'allarga dal centro, piuttosto inutile come interazione perché c'è già un altro elemento a indicare la stessa cosa, ovvero il background della linguetta che si inscurisce. Una sovrapposizione ridondante.
Su rendering delle pagine e velocità di caricamento c'è davvero poco da dire, è tutto ottimo. Agile e scattante come non ci si aspetta più da un browser. Persino la visualizzazione dei font è migliorata, non ancora a livello Safari ma meno grezza di prima. Era uno dei difetti più grossi di Firefox e uno dei problemi più tralasciati. Va menzionato, ma non è una novità, che Firefox come Safari e a differenza di Chrome rispetta la gamma dei colori impostata via CSS o via profilo colore delle immagini. Ci siamo talmente abituati all'interpretazione di Chrome che ci sembra normale e invece è un oltraggio. Come se Google non sapesse.
La salute di Firefox è importante anche per questo.
Non è che avevo tutta sta voglia di scrivere di Firefox. Mi sembrava interessante ma non così tanto appassionante.
Poi mentre giravo su Firefox trovo la funzione Reader View che formatta gli articoli lunghi come questo in testo e colori senza grafica inutile di contorno per ottimizzarne la leggibilità. Me lo ricordavo buona già prima. In Chrome manca del tutto, ti devi pescare un'estensione.
Innanzitutto come viene offerta, con l'iconcina discreta ma di immediata raggiungibilità nella barra stessa dell'url.
Ma poi c'è quell'altra iconcina a sinistra di lato a forma di onda sonora.
Legge il testo. Con una cadenza poco robotica. In italiano. Per chi se ne può giovare.
È stato un colpo al cuore. Dovrebbe essere non la priorità, ma l'ossessione di tutti, l'accessibilità.
Firefox ha questa funzione di serie.
Gli altri... I dinosauri che saltano cactus.
POSTILLA – Cosa spunta fuori il day after?
Anche Firefox ha i dinosauri! A mo' di citazione. Questo almeno non salta cactus per tenerti attaccato/a al browser anche senza connessione.
